8 MARZO ANCORA DIRITTI DA RICONOSCERE, MA ANZITUTTO FERMARE LE VIOLENZE SULLE DONNE
08-03-2015 13:44 - NEWS ACLI TOSCANA - territorio
In occasione della festa dell´8 marzo le ACLI Toscane ricordano che insieme al riconoscimento della parità di diritti delle donne e ad una maggiore presenza delle donne negli organismi istituzionali occorre intensificare la lotta alla violenza sulle donne. Perché ,come si legge in http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2014/11/19/femminicidi-ogni-due-giorni-viene-uccisa-una-donna) a cui si rinvia, il secondo rapporto Eures (dati 2013) rivela una situazione drammatica.
In particolare, si legge che in 7 casi su 10 (68,2%, pari a 122 in valori assoluti) i femminicidi si sono consumati all´interno del contesto familiare o affettivo, in linea con il dato relativo al periodo 2000-2013 (70,5%) e ottantuno donne, il 66,4% delle vittime dei femminicidi in ambito familiare,hanno trovato la morte per mano del coniuge, del partner o dell´ex partner; la maggior parte per mano del marito o convivente (55, pari al 45,1%), cui seguono gli ex coniugi/ex partner (18 vittime, pari al 14,8%) ed i partner non conviventi (8 vittime, pari al 6,6%).
Circa il movente, quello passionale o del possesso continua ad essere il più frequente (504 casi tra il 2000 e il 2013, il 31,7% del totale). "Generalmente - dice il dossier - è la reazione dell´uomo alla decisione della donna di interrompere/chiudere un legame, più o meno formalizzato, o comunque di non volerlo ricostruire". Il secondo gruppo riguarda la sfera del "conflitto quotidiano", della litigiosità anche banale, della gestione della casa, ed è alla base del 20,8% dei femminicidi familiari censiti (331 in valori assoluti). A questi possono essere aggiunti gli omicidi scaturiti da questioni di interesse o denaro, 19 nel 2013, il 16%, e si tratta prevalentemente di matricidi.
In particolare, si legge che in 7 casi su 10 (68,2%, pari a 122 in valori assoluti) i femminicidi si sono consumati all´interno del contesto familiare o affettivo, in linea con il dato relativo al periodo 2000-2013 (70,5%) e ottantuno donne, il 66,4% delle vittime dei femminicidi in ambito familiare,hanno trovato la morte per mano del coniuge, del partner o dell´ex partner; la maggior parte per mano del marito o convivente (55, pari al 45,1%), cui seguono gli ex coniugi/ex partner (18 vittime, pari al 14,8%) ed i partner non conviventi (8 vittime, pari al 6,6%).
Circa il movente, quello passionale o del possesso continua ad essere il più frequente (504 casi tra il 2000 e il 2013, il 31,7% del totale). "Generalmente - dice il dossier - è la reazione dell´uomo alla decisione della donna di interrompere/chiudere un legame, più o meno formalizzato, o comunque di non volerlo ricostruire". Il secondo gruppo riguarda la sfera del "conflitto quotidiano", della litigiosità anche banale, della gestione della casa, ed è alla base del 20,8% dei femminicidi familiari censiti (331 in valori assoluti). A questi possono essere aggiunti gli omicidi scaturiti da questioni di interesse o denaro, 19 nel 2013, il 16%, e si tratta prevalentemente di matricidi.