A COLLOQUIO CON IL PROF. PRIMICERIO SUL SUO RECENTE LIBRO “ CON LA PIRA IN VIETNAM”
24-02-2016 09:27 - NEWS ACLI TOSCANA - territorio

di Gabriele Parenti
Nel cinquantesimo anniversario dello storico incontro tra Giorgio La Pira e Ho Chi Minh che avrebbe potuto far la guerra del Viet Nam con molti anni di anticipo risparmiando vite umane e devastazioni, il Prof. Mario Primicerio (ordinario di meccanica razionale nell’Università di Firenze) che accompagnò La Pira in quel viaggio, ricostruisce in un agile libro di memorie (Con La Pira in Vietnam, Polistampa Firenze 2016) questa missione di pace con i retroscena che a Wasghinton determinarono il fallimento della trattativa.
La missione di pace di La Pira ad Hanoi è oggi un’icona di quei anni ’60 che furono uno snodo della storia non privo di contraddizioni. Il crogiuolo di fermenti giovanili, di tensioni ideali, avevano nell’opposizione alla guerra del Vietnam un costante punto di riferimento, sia per la natura devastante di quel conflitto , sia perché i contendenti erano espressione di mondi che apparivano agli antipodi.
Per ripercorrere quelle vicende abbiamo incontrato il Prof.Primicerio che oltre ad aver partecipato al viaggio ad Hanoi è stato uno dei più stretti collaboratori di Giorgio La Pira; poi negli anni ’90 è stato Sindaco di Firenze ed è attualmente Presidente della Fondazione La Pira. Parlando del suo libro Con La Pira in Vietnam gli abbiamo chiesto di sottolineare alcuni aspetti della narrazione:
Questa missione memorabile nella quale accompagnasti La Pira fu anche un viaggio avventuroso?
Il viaggio ebbe certamente qualche momento "avventuroso", come quando il tragitto da Mosca a pechino fu interrotto da una sosta a Irkutsk, in Siberia, a causa di una tempesta sulla Mongolia o quando vedemmo -nel tratto tra Pechino e Hanoi- i caccia cinesi che, vicino alla frontiera vietnamita, cominciarono a scortare il nostro piccolo bimotore
Quando sostaste a Varsavia in attesa del visto, qual era l’atteggiamento di La Pira?
L´atteggiamento del Professore era sempre fiducioso; mostrava la liberta´ di chi non ha chiesto nulla e non vuole nulla per se´ ma mette la sua persona e la sua rete di relazioni al servizio di una causa di giustizia e di pace
Quale fu l’accoglienza ad Hanoi?
L´accoglienza iniziale fu molto amichevole e piena di rispetto e di gratitudine, ma anche curiosa e desiderosa di capire meglio le posizioni e le intenzioni di La Pira prima di organizzare l´incontro con il Presidente Ho Chi Minh e il Primo Ministro Pham Van Dong. Infatti avemmo una serie di incontri "preparatori" a livello sempre piu´ alto che convinsero i responsabili che il viaggio non aveva altro scopo che quello di trovare una via di uscita non militare al conflitto in atto e che questa ricerca era basata su una accurata preparazione e una documentata riflessione sulle reali possibilita´ di intervenire
Come ricordi l’incontro con un personaggio mitico come Ho Chi Minh?
L´incontro con Ho Chi MInh fu di un’ intensita´ incredibile: oltre due ore di colloquio che passarono in un attimo. Nel libro ne faccio un resoconto dettagliato, trascrivendo quello che scrissi subito dopo. In effetti ho deciso di riportare alla lettera quello che ogni giorno annotavo, sia pure in modo sommario, sugli avvenimenti e sugli incontri. Tornando al colloquio tra Ho Chi MInh e La Pira si tratto´ senza dubbio dell´incontro tra due grandi personalita´ capaci di guardare agli avvenimenti con uno sguardo di prospettiva che, senza trascurare la concretezza del presente, li inquadrava in una visione piu´ ampia e a lunga portata.
Qui La Pira espose il suo piano di pace In cosa si distingueva dalle precedenti proposte rimaste senza esito ?
La Pira proponeva che la partenza delle truppe straniere (gli Stati Uniti avevano in quel periodo in Viet Nam un corpo di spedizione di circa 200mila uomini) non fosse considerata una pregiudiziale all´inizio delle trattative, ma fosse tenuta presente come un traguardo da raggiungere come conclusione della trattativa stessa. L´accettazione di questo approccio da parte dei vertici vietnamiti fu il risultato fondamentale del colloquio. Ma la condizione perche´ il progetto andasse a buon fine era che questa posizione fosse comunicata in modo riservato ed informale al governo USA, perche´ altrimenti i Vietnamiti si sarebbero trovati, al tavolo negoziale, nella condizione di inferiorita´ di quelli che hanno chiesto un armistizio.
Perché la proposta di La Pira non fu, poi, accettata ?
Nel governo americano coesistevano diversi atteggiamenti che schematicamente possiamo ricondurre a quelli delle "colombe" che premevano per una rapida fine delle ostilita´ e per una soluzione negoziata e dei "falchi" che ritenevano imprescindibile (e anche conseguibile a patto di uno sforzo militare adeguato) la vittoria militare che assicurasse una divisione permanente del Viet Nam in due parti di cui l´una, quella meridionale, rimanesse un fedele alleato degli USA ed una barriera contro l´estendersi del comunismo. Questi ultimi prevalsero sui primi e fecero in modo da rifiutare la prospettiva di soluzione politica, cercando di evitare di farlo apertamente; cosi´ ricorsero all´espediente della "fuga di notizie" che, rendendo pubblici i termini della questione, di fatto resero impercorribile la strada indicata.
Nel cinquantesimo anniversario dello storico incontro tra Giorgio La Pira e Ho Chi Minh che avrebbe potuto far la guerra del Viet Nam con molti anni di anticipo risparmiando vite umane e devastazioni, il Prof. Mario Primicerio (ordinario di meccanica razionale nell’Università di Firenze) che accompagnò La Pira in quel viaggio, ricostruisce in un agile libro di memorie (Con La Pira in Vietnam, Polistampa Firenze 2016) questa missione di pace con i retroscena che a Wasghinton determinarono il fallimento della trattativa.
La missione di pace di La Pira ad Hanoi è oggi un’icona di quei anni ’60 che furono uno snodo della storia non privo di contraddizioni. Il crogiuolo di fermenti giovanili, di tensioni ideali, avevano nell’opposizione alla guerra del Vietnam un costante punto di riferimento, sia per la natura devastante di quel conflitto , sia perché i contendenti erano espressione di mondi che apparivano agli antipodi.
Per ripercorrere quelle vicende abbiamo incontrato il Prof.Primicerio che oltre ad aver partecipato al viaggio ad Hanoi è stato uno dei più stretti collaboratori di Giorgio La Pira; poi negli anni ’90 è stato Sindaco di Firenze ed è attualmente Presidente della Fondazione La Pira. Parlando del suo libro Con La Pira in Vietnam gli abbiamo chiesto di sottolineare alcuni aspetti della narrazione:
Questa missione memorabile nella quale accompagnasti La Pira fu anche un viaggio avventuroso?
Il viaggio ebbe certamente qualche momento "avventuroso", come quando il tragitto da Mosca a pechino fu interrotto da una sosta a Irkutsk, in Siberia, a causa di una tempesta sulla Mongolia o quando vedemmo -nel tratto tra Pechino e Hanoi- i caccia cinesi che, vicino alla frontiera vietnamita, cominciarono a scortare il nostro piccolo bimotore
Quando sostaste a Varsavia in attesa del visto, qual era l’atteggiamento di La Pira?
L´atteggiamento del Professore era sempre fiducioso; mostrava la liberta´ di chi non ha chiesto nulla e non vuole nulla per se´ ma mette la sua persona e la sua rete di relazioni al servizio di una causa di giustizia e di pace
Quale fu l’accoglienza ad Hanoi?
L´accoglienza iniziale fu molto amichevole e piena di rispetto e di gratitudine, ma anche curiosa e desiderosa di capire meglio le posizioni e le intenzioni di La Pira prima di organizzare l´incontro con il Presidente Ho Chi Minh e il Primo Ministro Pham Van Dong. Infatti avemmo una serie di incontri "preparatori" a livello sempre piu´ alto che convinsero i responsabili che il viaggio non aveva altro scopo che quello di trovare una via di uscita non militare al conflitto in atto e che questa ricerca era basata su una accurata preparazione e una documentata riflessione sulle reali possibilita´ di intervenire
Come ricordi l’incontro con un personaggio mitico come Ho Chi Minh?
L´incontro con Ho Chi MInh fu di un’ intensita´ incredibile: oltre due ore di colloquio che passarono in un attimo. Nel libro ne faccio un resoconto dettagliato, trascrivendo quello che scrissi subito dopo. In effetti ho deciso di riportare alla lettera quello che ogni giorno annotavo, sia pure in modo sommario, sugli avvenimenti e sugli incontri. Tornando al colloquio tra Ho Chi MInh e La Pira si tratto´ senza dubbio dell´incontro tra due grandi personalita´ capaci di guardare agli avvenimenti con uno sguardo di prospettiva che, senza trascurare la concretezza del presente, li inquadrava in una visione piu´ ampia e a lunga portata.
Qui La Pira espose il suo piano di pace In cosa si distingueva dalle precedenti proposte rimaste senza esito ?
La Pira proponeva che la partenza delle truppe straniere (gli Stati Uniti avevano in quel periodo in Viet Nam un corpo di spedizione di circa 200mila uomini) non fosse considerata una pregiudiziale all´inizio delle trattative, ma fosse tenuta presente come un traguardo da raggiungere come conclusione della trattativa stessa. L´accettazione di questo approccio da parte dei vertici vietnamiti fu il risultato fondamentale del colloquio. Ma la condizione perche´ il progetto andasse a buon fine era che questa posizione fosse comunicata in modo riservato ed informale al governo USA, perche´ altrimenti i Vietnamiti si sarebbero trovati, al tavolo negoziale, nella condizione di inferiorita´ di quelli che hanno chiesto un armistizio.
Perché la proposta di La Pira non fu, poi, accettata ?
Nel governo americano coesistevano diversi atteggiamenti che schematicamente possiamo ricondurre a quelli delle "colombe" che premevano per una rapida fine delle ostilita´ e per una soluzione negoziata e dei "falchi" che ritenevano imprescindibile (e anche conseguibile a patto di uno sforzo militare adeguato) la vittoria militare che assicurasse una divisione permanente del Viet Nam in due parti di cui l´una, quella meridionale, rimanesse un fedele alleato degli USA ed una barriera contro l´estendersi del comunismo. Questi ultimi prevalsero sui primi e fecero in modo da rifiutare la prospettiva di soluzione politica, cercando di evitare di farlo apertamente; cosi´ ricorsero all´espediente della "fuga di notizie" che, rendendo pubblici i termini della questione, di fatto resero impercorribile la strada indicata.