LA FAP ACLI CHIEDE UN NUOVO WELFARE PER I NON AUTOSUFFICIENTI
09-10-2016 10:14 - NEWS ACLI TOSCANA - territorio

Il vicepresidente nazionale, l´aretino Paolo Formelli, illustra una difficoltà che colpisce molte famiglie
La politica deve rivolgere una nuova attenzione verso le esigenze e i bisogni di chi non è autosufficiente
La politica rivolga una rinnovata attenzione alla cura e alla tutela delle persone non-autosufficienti. A lanciare l´appello è la Federazione Anziani e Pensionati delle Acli che attraverso il suo vicepresidente nazionale, l´aretino Paolo Formelli, ha evidenziato le difficoltà vissute da sempre più cittadini che, con l´avanzare dell´età, non godono di risorse e assistenza per continuare una vita dignitosa. L´analisi delle problematiche vissute dagli anziani e l´individuazione di strategie per superarle ha da sempre rappresentato una priorità della Fap-Acli che è quotidianamente attiva nell´ascolto dei bisogni e delle esigenze dei soggetti più deboli della popolazione. Le maggiori attenzioni sono rivolte alla terza età, una fascia particolarmente in difficoltà i cui problemi potrebbero essere soddisfatti con rinnovate scelte politiche volte al miglioramento del welfare, alla coesione sociale e alla lotta all´emarginazione.
In questo senso, una priorità riguarda il superamento dell´isolamento e della scarsa attenzione verso chi non è auto-sufficiente, prevedendo nuovi contributi e nuove forme di sostegno: il 60% delle famiglie italiane è infatti in difficoltà nel sostenere le spese d´assistenza ad un proprio caro e, di queste, il 25% ha dovuto intaccare una quota dei propri risparmi, il 50% ha ridotto i consumi e il 5% si è indebitato. La crisi economica ha reso ulteriormente grave la situazione, trasformando un bisogno di assistenza in un costo sociale altissimo e portando ad un aumento della povertà. «Negli ultimi dieci anni - spiega Formelli, - la trasformazione del welfare e del sistema di assistenza italiano ha creato un paradosso: abbiamo assistito alla riduzione delle risorse pubbliche a disposizione e ad un progressivo disimpegno dei soggetti preposti alla sanità verso l´assistenza ai non-autosufficienti, nonostante il diritto alla salute. Sono state le stesse famiglie e il terzo settore che, con grandi fatiche, hanno coperto le carenze di scelte politiche e culturali che hanno ridotto gli spazi di salute, la coesione sociale e la solidarietà pubblica».