ACLI AREZZO: Elezioni politiche 2022: spunti di riflessione ai partiti e ai candidati
19-09-2022 14:55 - NEWS ACLI TOSCANA - territorio

Le ACLI di Arezzo, in quanto movimento del volontariato cattolico che opera nel sociale e nel prepolitico, sentono il bisogno di esporre, a chi intende candidarsi alla guida del Paese, alcune sommarie riflessioni sulla politica, ricordando a tutti i candidati che fare politica significa essere a servizio della comunità di cui facciamo parte e di cui si è responsabili. Per noi cristianamente ispirati fanno fede le parole del Vangelo: il primo tra voi serva gli altri!
Le ACLI vorrebbero una maggiore attenzione alle categorie più deboli: le statistiche nazionali mostrano come dopo il covid la povertà (non solo quella relativa, ma quella assoluta) sta dilagando e nel prossimo futuro non si attende certo una regressione (le statistiche sono state chiuse prima dell'esplosione dell'inflazione). In particolare, una strategia politica di contrasto alla povertà che vada oltre le giuste politiche ipotizzate a tutela del lavoro, uscendo dalla logica del reddito di cittadinanza. Sono questioni che saranno sicuramente nella proposta nazionale. Quindi povertà (reddito di cittadinanza da rivedere, specie nella parte dell'accompagnamento al lavoro, ma non da eliminare, specie in questa fase storica che lascia pensare ad un autunno e inverno molto critici sul fronte della povertà e quindi anche della sicurezza); lavoro dignitoso e sicuro, una maggiore legalità sul lavoro; drastica riduzione dei contratti a tempo determinato e lotta al precariato, unico strumento per rilanciare anche la famiglia; meno disuguaglianze attraverso una rivisitazione strutturale del fisco; favorire fiscalmente le imprese che assumono a tempo indeterminato. Su questi temi possiamo prendere d'esempio esperienze positive di altri Paesi della UE.
Affrontare le nuove diseguaglianze.
L'attuale situazione (crisi energetica, inflazione, e tutte le conseguenze della guerra) produce ineguaglianze sociali e ambientali sempre più grandi. La crisi porta una redistribuzione non uniforme delle risorse e molti tra i paesi e le comunità più poveri sono rimasti per questo motivo più esposti a nuove questioni (basta pensare al problema grano per i paesi africani).
Inoltre, la crisi, portando ad un rallentamento della crescita, alla redistribuzione dei guadagni in favore di privilegiati e all'esplosione del debito nel settore privato, genera non solo diffusi sensi di colpa ma anche preoccupazioni circa la fragilità del patto sociale; con conseguenti potenziali problemi anche sul piano della sicurezza. In queste condizioni, le disparità di reddito risultano più evidenti, essendo abbinate a una distribuzione della ricchezza non omogenea, specie in paesi con livelli di ineguaglianza già elevati. Ovunque si assiste a un accentuarsi del divario tra ricchi e poveri. Al di là della ricerca di giustizia, che deve sempre guidarci, è evidente che l'ineguaglianza può rappresentare una seria minaccia alla stabilità sociale e politica. Deve essere quindi motivo di preoccupazione per tutti.
In questo contesto il fenomeno dei migranti va guardato dunque con la necessaria attenzione sia come esigenza di aiuto a queste popolazioni che come opportunità per il nostro Paese. Sono notizie di questi giorni l'allungamento delle file ai punti di distribuzione della Caritas con molti nuovi poveri equamente distribuiti tra migranti e cittadini italiani tradizionali. Queste nuove povertà devono essere al centro di una azione del governo che le affronti sia con un piano immediato di aiuti, sia con un progetto di lungo termine per restituire a tutte queste persone la dignità di un lavoro e di una autosufficienza per le loro famiglie. L'aggravamento di tante questioni economiche e sociali è dato anche dalla guerra mossa dalla Russia alla Ucraina, in piena Europa. Sulla invasione della Ucraina da parte della Russia non possiamo che fare nostre le parole del Santo Padre e cioè: “l'invito a implorare dal Signore la pace per l'amato popolo ucraino che, da sei mesi oggi, patisce l'orrore della guerra”. La ricerca della pace deve essere fatta chiedendo a tutti di rinunciare alle armi, prima di tutto all'aggressore. È quindi necessaria una pressione internazionale sulla Russia perché ritiri le sue truppe e receda dalle sue mire imperialistiche.
Le ACLI chiedono anche una attenzione particolare per la economia aretina dove il venir meno di un tradizionale “polmone finanziario” del territorio come la ex BPEL, ha acuito le normali difficoltà di sviluppo con problematiche rilevanti sul mercato del lavoro anche in settori da sempre avanzati nella nostra zona. Un altro problema che sta crescendo è quello della assistenza sanitaria. La crisi economica porta le ASL a ridurre i servizi con difficoltà per la gente sia sulle liste di attesa che nei servizi ospedalieri. Riteniamo che la politica debba esaminare questa situazione cercando anche di ridisegnare completamente ruoli e strutture di assistenza sanitaria (dalla rete ospedaliera alle case di comunità) in maniera da rendere il servizio sempre più adeguato alle necessità dei cittadini.
Infine, come componente del Terzo Settore, raccomandiamo una rivisitazione della recente riforma al fine di ridimensionare e semplificare l'eccesiva impostazione burocratica al fine di evitare l'impossibilità di operare e, in definitiva il rischio che il settore, a lungo andare, muoia.
Fonte: dal sito acliarezzo.com del 19.09.2022
Le ACLI vorrebbero una maggiore attenzione alle categorie più deboli: le statistiche nazionali mostrano come dopo il covid la povertà (non solo quella relativa, ma quella assoluta) sta dilagando e nel prossimo futuro non si attende certo una regressione (le statistiche sono state chiuse prima dell'esplosione dell'inflazione). In particolare, una strategia politica di contrasto alla povertà che vada oltre le giuste politiche ipotizzate a tutela del lavoro, uscendo dalla logica del reddito di cittadinanza. Sono questioni che saranno sicuramente nella proposta nazionale. Quindi povertà (reddito di cittadinanza da rivedere, specie nella parte dell'accompagnamento al lavoro, ma non da eliminare, specie in questa fase storica che lascia pensare ad un autunno e inverno molto critici sul fronte della povertà e quindi anche della sicurezza); lavoro dignitoso e sicuro, una maggiore legalità sul lavoro; drastica riduzione dei contratti a tempo determinato e lotta al precariato, unico strumento per rilanciare anche la famiglia; meno disuguaglianze attraverso una rivisitazione strutturale del fisco; favorire fiscalmente le imprese che assumono a tempo indeterminato. Su questi temi possiamo prendere d'esempio esperienze positive di altri Paesi della UE.
Affrontare le nuove diseguaglianze.
L'attuale situazione (crisi energetica, inflazione, e tutte le conseguenze della guerra) produce ineguaglianze sociali e ambientali sempre più grandi. La crisi porta una redistribuzione non uniforme delle risorse e molti tra i paesi e le comunità più poveri sono rimasti per questo motivo più esposti a nuove questioni (basta pensare al problema grano per i paesi africani).
Inoltre, la crisi, portando ad un rallentamento della crescita, alla redistribuzione dei guadagni in favore di privilegiati e all'esplosione del debito nel settore privato, genera non solo diffusi sensi di colpa ma anche preoccupazioni circa la fragilità del patto sociale; con conseguenti potenziali problemi anche sul piano della sicurezza. In queste condizioni, le disparità di reddito risultano più evidenti, essendo abbinate a una distribuzione della ricchezza non omogenea, specie in paesi con livelli di ineguaglianza già elevati. Ovunque si assiste a un accentuarsi del divario tra ricchi e poveri. Al di là della ricerca di giustizia, che deve sempre guidarci, è evidente che l'ineguaglianza può rappresentare una seria minaccia alla stabilità sociale e politica. Deve essere quindi motivo di preoccupazione per tutti.
In questo contesto il fenomeno dei migranti va guardato dunque con la necessaria attenzione sia come esigenza di aiuto a queste popolazioni che come opportunità per il nostro Paese. Sono notizie di questi giorni l'allungamento delle file ai punti di distribuzione della Caritas con molti nuovi poveri equamente distribuiti tra migranti e cittadini italiani tradizionali. Queste nuove povertà devono essere al centro di una azione del governo che le affronti sia con un piano immediato di aiuti, sia con un progetto di lungo termine per restituire a tutte queste persone la dignità di un lavoro e di una autosufficienza per le loro famiglie. L'aggravamento di tante questioni economiche e sociali è dato anche dalla guerra mossa dalla Russia alla Ucraina, in piena Europa. Sulla invasione della Ucraina da parte della Russia non possiamo che fare nostre le parole del Santo Padre e cioè: “l'invito a implorare dal Signore la pace per l'amato popolo ucraino che, da sei mesi oggi, patisce l'orrore della guerra”. La ricerca della pace deve essere fatta chiedendo a tutti di rinunciare alle armi, prima di tutto all'aggressore. È quindi necessaria una pressione internazionale sulla Russia perché ritiri le sue truppe e receda dalle sue mire imperialistiche.
Le ACLI chiedono anche una attenzione particolare per la economia aretina dove il venir meno di un tradizionale “polmone finanziario” del territorio come la ex BPEL, ha acuito le normali difficoltà di sviluppo con problematiche rilevanti sul mercato del lavoro anche in settori da sempre avanzati nella nostra zona. Un altro problema che sta crescendo è quello della assistenza sanitaria. La crisi economica porta le ASL a ridurre i servizi con difficoltà per la gente sia sulle liste di attesa che nei servizi ospedalieri. Riteniamo che la politica debba esaminare questa situazione cercando anche di ridisegnare completamente ruoli e strutture di assistenza sanitaria (dalla rete ospedaliera alle case di comunità) in maniera da rendere il servizio sempre più adeguato alle necessità dei cittadini.
Infine, come componente del Terzo Settore, raccomandiamo una rivisitazione della recente riforma al fine di ridimensionare e semplificare l'eccesiva impostazione burocratica al fine di evitare l'impossibilità di operare e, in definitiva il rischio che il settore, a lungo andare, muoia.
Fonte: dal sito acliarezzo.com del 19.09.2022